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Ho preso il tesserino di giornalista quasi vent’anni fa, da allora ascolto affermazioni e giudizi improbabili sul mio lavoro. Il soggetto a cui mi riferisco siete voi, i lettori.
Dopo tutto questo tempo, penso di poter dire una parola in più. Magari di troppo, per i più permalosi. Di solito i cronisti se la prendono con gli editori ma oggi si festeggia san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, e ho voglia di ribaltare i ruoli e sfruculiare le nevrosi di chi legge e soprattutto ci giudica senza remore.
Proprio questa mattina ho intrattenuto una discussione, interessante devo ammettere, sul giornalismo e mi è venuto in mente un piccolo pamphlet che ho scribacchiato tempo fa.
Eccolo qua, leggero come una piuma per forma e sostanza. Nessuna pretesa o autoreferenzialità se non la voglia di fare un sorriso in più. Magari condiviso.
A chi tocca ‘nse ‘ngrugna, giusto?

              (ANCHE QUESTA) È LA STAMPA BELLEZZA
– guida all’uso dei lettori –

Quella del giornalista è la professione più facile del mondo. Pare che il cosiddetto “mestieraccio” possa farlo chiunque, sembra basti seguire i consigli gentilmente offerti da, per l’appunto, chiunque.

A) “Certe cose non andrebbero riportate, sciacalli. E il rischio emulazione?”.
Veramente sarebbe cronaca…

B) “Ah, su questo non scrivete niente? Certo, non vi conviene”.
Non è che io non abbia voglia di farle su due piedi un corso accelerato di giornalismo e spiegare perché questa non è un notizia, semplicemente non mi sento costretto a giustificare l’esistenza del mio mestiere. Se si informerà, vedrà che in tutto il sistema solare non ha pubblicato nessuno.
“Certo, è tutto un complotto. Saccente, arrogante”.

C) “Questo non meritava risalto, non dovevate scrivere niente”.
Non scrivere perché una parte ritiene non si debba fare si definisce censura.
“Ma certo (risatina, ndr), siete tutti uguali”.
Implicitamente sta dicendo che ha conosciuto almeno un altro giornalista: magari lo conosco?
“Complotto”.

D)Questo meritava risalto, dovevate scrivere qualcosa”.
Vedi punto B.

E)L’amico che non si fa vivo dal Paleolitico o peggio ancora: il pezzo grosso, il candidato, la talpa. Ti conoscono a malapena,non ti hanno mai dato lo straccio di una notizia.
“Guarda, ti faccio fare lo scoop del secolo!”. Quasi sempre una cazzata. Dopo un’ora di discussione durante la quale si è spiegato come un porcospino: “Però non i devi citare, non devi fare riferimenti, io non ti ho detto niente”.
Dovevi dirmelo subito, non posso scrivere una cosa così delicata senza neanche una denuncia, una fonte pronta a confermare, senza niente.
“E tu scrivi che sono una fonte anonima!”: mi sta dicendo come fare il mio lavoro.
Certo, posso farlo ma devo comunque avere una pezza d’appoggio. Posso registrarti? Eventualmente, devo poter dimostrare a un giudice che…
“Scusa ma tu non fai il giornalista?, scrivi”. È lui ad avere bisogno di me ma mi dà ordini.
“Non ti fidi?”.
Fingi di non aver capito che ti vuole usare e: certo che mi fido ma mi parli di cose che non hai neppure visto o sentito, le sai de relato.Non si lavora così, non è che qualcuno mi racconta una cosa, mi siedo, faccio il pezzo e il mio lavoro è finito. Devo verificare la fonte, dare voce alla controparte, chiedere il parere di un esperto perché la materia è ostica. Se la notizia è infondata mi querelano, rischio pure la galera. Lo sapevi che in Italia è previsto il carcere per i giornalisti condannati per diffamazione e calunnia a mezzo stampa? Lo sapevi che il numero di querele temerarie contro i cronisti è elevatissimo? Ci metto la faccia, la firma… non faccio lavoro d’ufficio dove un errore si paga con il cazziatone del capo. Sono esposto, lo capisci?
“Vabbè, lascia stare, si ho capito. Ti ho dato l’oro e non te lo sei saputo prendere. Ho capito – per la seconda volta, a sottolineare stizza, ndrparlerò con qualcun altro. Mi spiace, lo facevo per te”.
Come s’offre. Stupido io che non sono prono a tutto.

F)”Comunque dovevi scrivere così e cosà, il concetto è diverso. Per non parlare della consecutio e poi la grammatica ahi ahi ahi, qui c’è un errore. Ahi, ahi, ahi, giornalista!”.
Siete pure amici, sai che distingue a malapena un’avversativa da una comparativa. Attacchi con un condiscendente “Veramente non è così”.
Seguono nell’ordine: alzata di sopracciglio, sospiro, cellulare in mano, apertura del primo sito o blog su cui può scrivere chiunque (il 95% di quelli presenti sul web) e infine: “Vedi? Google! Basta digitare la frase!”.
Certo, però se sfogli una grammatica nella sezione dedicata ai (…), tra l’altro se leggi le opere di (…) è una formula usata anche nella letteratura tardo novecentesc…
“Non la penso così”.
Non la pensi così? Iniziano girarti le palle. La grammatica la conosci o non la conosci, non è una questione di opinioni! Scusami ma mi hai corretto ingiustamente e per di più con poca delicatezza…
“Saccente. Arrogante. Complotto”.

Non ci sono cazzi, ti deve correggere in malo modo e fanculo pure all’amicizia perché hai osato dimostrare che aveva torto.

G) “Puoi pubblicarmi questa cosa?”.
Non c’è notizia, è chiaramente pubblicità.
“Vabbè dài per una volta”.
I giornalisti non possono fare pubblicità, l’Ordine può prendere provvedimenti disciplinari.
“E che devo fare?”.
Comprare un modulo pubblicitario.
“E tu non mi puoi aiutare?”.
Il giornale non è mio…
“Ah vabbè, ho capito”.
Stavolta niente complotto ma l’ombra del sospetto. Va via borbottando parole che cera di rendere comprensibili per facilitarti l’ascolto.
Il furbo. Pardon: il matapollo (in palermitano, chi vuol fare il furbo senza averne le capacità).

H) “Si possono dividere i fatti dalle opinioni? Esiste la stampa libera? E i giornalisti liberi? E i giornalisti che esprimono opinioni?, potete farlo?”.
Esiste che avere rotto un po’, soltanto un po’, la… anima?

Queste sono alcune delle categorie tipo. Si va dall’appena alfabetizzato che si ritiene un misto tra Landolfi, De Gasperi e Newton (dove lo tocchi suona), al professorone abituato a parlare ma non ad ascoltare. Tutti accomunati dalla stessa supponenza che ogni quattro anni li riunisce sotto la bandiera dell’Italia per decidere la formazione della nazionale di calcio ai mondiali. Il Commissario Tecnico, si sa, ne capisce sempre meno di tutti. Per costituzione.
Sapete perché le prostitute passeggiano intorno al fuoco? Perché c’è chi la vuole cotta, chi la vuole cruda e chi la vuole al dente. Loro la soluzione l’hanno trovata.
Senza rancore e amici più di prima.

D.Ma.